Ciò che è avvenuto negli anni più recenti nel campo della terapia della infezione da HIV è, fuori da ogni retorica, una vera è propria metamorfosi. Questo è vero a vari livelli. Basti pensare che nel giro di pochi anni i
farmaci a disposizione per la terapia antiretrovirale sono passati da 3 a 16 moltiplicando esponenzialmente il numero di combinazioni possibili, le possibilità di successo ma anche di interazioni farmacologiche e potenzialmente di effetti indesiderati inattesi.
Il più importante aspetto di novità riguarda senza dubbio la sopravvivenza delle persone affette da tale infezione: i nuovi farmaci antiretrovirali introdotti in questi anni hanno modificato il decorso clinico dell'infezione da HIV,
riducendone la mortalità e diminuendo l'incidenza delle infezioni opportunistiche ad essa correlate.
Il secondo aspetto di mutazione rispetto al passato, correlato al primo tanto da costituirne l'altra faccia della medaglia, è stato l'emergere di un vasto numero di effetti collaterali alle terapie, prima sconosciuti. Benché gli studi clinici controllati (fondamentali per la registrazione di detti farmaci) abbiano affrontato tali problematiche, non hanno potuto dare risposte esaustive rispetto l'impatto della tossicità nella gestione clinica della terapia antiretrovirale. Questo per tre ordine di motivi tutti legati a limiti intrinseci alle sperimentazioni pre-marketing e al ridotto numero di pazienti, da cui l' impossibilità di scoprire:
- reazioni avverse rare (effetto numerosità);
- rigidità dei protocolli sperimentali, che escludono sottogruppi di pazienti che nella reale situazione clinica avranno necessità del farmaco (effetto popolazione selezionata);
- brevità, con la susseguente impossibilità di valutare eventuali reazioni ritardate (effetto durata).
A tutto ciò si aggiungano le (ragionevoli) pressioni per l'introduzione nella pratica clinica dei farmaci per il trattamento dell'infezione da HIV da parte delle associazioni dei malati che ha portato a registrazioni precoci di molte molecole.
Date queste premesse risulta evidente la necessità di una sorveglianza attiva soprattutto focalizzata sui farmaci di recente registrazione, in quanto meno collaudati rispetto agli altri nella pratica clinica. Per farmaci da lungo tempo sul mercato è invece importante la segnalazione delle reazioni avverse inusuali, mentre quelle note sono di minor interesse.